Da Bergamo a Budapest

Nuove vie al cinema d’autore

di Luca Romeo

Paese che vai, maestri che trovi: mai questo modo di dire “riadattato” può dirsi vero quanto nel cinema. Tra i film provenienti da regioni meno inserite nel filone commerciale, negli ultimi anni gli appassionati della settima arte stanno scoprendo, tra gli altri, quelli ungheresi. Due nomi su tutti: Ildikó Enyedi, regista e sceneggiatrice di Corpo e anima, capolavoro del 2017 e Orso d’Oro a Berlino e László Nemes, il cui ultimo lavoro è l’originale Tramonto, del 2018. Entrambi i film sono stati presentati dal Circolo del Cinema e anche per l’immediato futuro i nostri “cacciatori di capolavori” sono pronti a offrire ai Soci altri film imperdibili (anche) dall’Ungheria. Facciamo un passo indietro e diamo un’occhiata alle ultime collaborazioni del Circolo, prima fra tutte quella con il Bergamo Film Meeting, un rapporto consolidato ormai da anni. Proprio dalla manifestazione cinematografica lombarda arrivano alcune opere apprezzate sul grande schermo dai Soci, alcuni dei quali sono diventati habitué del Festival orobico, quest’anno – per ovvi motivi – migrato completamente online. Chi ha acquistato l’abbonamento digitale per il Bergamo Film Meeting a fine aprile, oltre alle opere prime europee in concorso, ha potuto apprezzare anche alcune retrospettive di alta qualità, tra cui quella sul regista tedesco Volker Schlöndorff (un titolo su tutti Vivi ma non uccidere, 1967, uno dei suoi primi film) e sul visionario polacco Jerzy Skolimovski (tra i meno conosciuti si segnala Mani in alto!, 1981). Ma il vero gioiello di questa edizione – e qui torniamo all’Ungheria – è una regista di Kispest, nel distretto di Budapest: Márta Mészáros.

Eltávozott nap (1968) di Márta Mészáros

Non di solo Béla Tarr e Miklós Jancsó vive il cinema d’autore magiaro:  Mészáros, che di  Jancsó è stata la moglie, è un’epifania di quelle che non accadono spesso per gli appassionati delle nouvelle vague nate e vissute dagli anni cinquanta in poi praticamente in tutto il mondo. Quando si mette per la prima volta dietro la macchina da presa è il 1968 e il film d’esordio, The Girl, fa subito intuire che  Mészáros non è solo “la moglie di”, ma un’autrice vera e propria, un astro nascente della settima arte. Di più,  Mészáros è quello che mancava al cinema europeo: una donna che parla dell’universo femminile come forse nessuno aveva saputo fare prima, con poca politica e tanta introspezione. Così nell’opera prima incontriamo la sua musa Kati Kovacs che interpreta un personaggio triste e determinato, una giovane cresciuta come orfana che si dirige in campagna per conoscere i propri genitori. L’incontro tanto atteso sarà portatore di nuovi disagi e interrogativi e più che un riavvicinamento tra madre e figlia, diventerà uno scontro tra due mondi inconciliabili, quello della città e del progresso con quello della campagna e delle tradizioni. «Quindi… lei è mia madre?», chiede la giovane con occhiali da sole, capelli corti e maglione largo in stile sessantotto. «Sì», risponde freddamente l’anziana cambiando subito argomento, chiusa nel fazzoletto in testa e negli abiti da lavoro contadino.

Szép lányok ne sirjatok (1970) di Márta Mészáros

Le difficili dinamiche familiari e le complessità del genere femminile sono centro dell’indagine anche del secondo film di Mészáros, Holdudvar (1969), ancora con la pop star Kovacs personaggio principale. Questa volta l’irresistibile scontro è tra nuora e suocera, mentre gli uomini restano per tutto il lungometraggio in secondo piano. Nota di merito per la colonna sonora, il meglio del beat ungherese che ritornerà quasi da protagonista nella terza opera Dont Cry, Pretty Girls! del 1970. Tra i gruppi più in voga troviamo gli Illès, gli Omega e i Metró, sorta di Beatles in lingua magiara. Oltre alla musica, la protagonista è Julia, ancora una volta una giovane donna alle prese con i cambiamenti di un’epoca piena di stimoli e contraddizioni, una ragazza forte e ribelle verso il patriarcato dominante nella società, anzi, desiderosa di una certa libertà anche sessuale. Tre piccoli capolavori in bianco e nero, tre autentici regali che fanno venir voglia di esplorare l’intera carriera di Mészáros. E per chi si fosse perso il Bergamo Film Meeting e questo trittico ungherese? Niente paura: ci pensa sempre il Circolo del Cinema. Già, perché la grande notizia è una collaborazione tra il nostro Circolo e la piattaforma di streaming MUBI, che permetterà a tutti i Soci di attivare gratuitamente un abbonamento di tre mesi.

Szép lányok ne sirjatok (1970) di Márta Mészáros

Su MUBI, appunto, c’è ampio spazio per la filmografia di  Mészáros, con le tre opere citate e altre più recenti. Altra grande donna del cinema, omaggiata dal Bergamo Film Meeting e ripresa da MUBI è Agnés Varda, artista e cineasta francese scomparsa di recente. La sua opera da non perdere è Il verde prato dell’amore (1965). Ancora: su MUBI i Soci potranno trovare una selezione di film del regista turco Pelin Esmer e del franco-marocchino Rabah Ameur-Zaïmeche, tra i più interessanti degli ultimi anni, alcune opere di un regista tra i più grandi di tutti i tempi come Krzysztof Kieślowski e ancora Chris Marker, Jodorowsky, il nuovo cinema brasiliano, ma anche opere più “commerciali”, sempre con un occhio di riguardo per la qualità. Insomma: anche d’estate, quando il Circolo va in vacanza, i Soci avranno la possibilità di continuare una personale abbuffata di film, anche provando a scovare nuovi maestri in cinematografie meno conosciute. Un bel regalo dopo un anno, purtroppo, travagliato per gli amanti del grande schermo, prima di ritrovarci finalmente in sala da ottobre per la nuova stagione.