Il cinema dell’utopia

Ritratto dell’Azzurro Scipioni di Silvano Agosti

di Chiara Zuccari

Nella moltitudine di cinema, sale, teatri e cineclub che si possono trovare a Roma, ce n’è uno in particolare che rappresenta un luogo imprescindibile della cultura capitolina, indipendente e underground, partigiana e ribelle. Un’utopia, un luogo d’arte per l’arte, che nel corso di quarant’anni di attività ha ospitato alcuni tra i più grandi nomi della cultura italiana e internazionale, da Fellini a Bertolucci, da Moravia a Evtušenko. Si parla del cinema Azzurro Scipioni, un luogo iconico per romani e non, tempio del cinema d’essai, Mecca dei cinefili. Impossibile vivere qua e non averne mai sentito parlare, peccato mortale non aver mai fatto visita a questo cinemino di Prati, con le sue insegne al neon e le sale Chaplin e Lumière pronte ad accogliere gli spettatori per fargli rivivere l’essenza della storia del cinema attraverso le immagini. A fondare l’Azzurro Scipioni nel 1983 è stato Silvano Agosti, che tutt’oggi lo gestisce. Autore, cineasta, documentarista, scrittore, Agosti – classe 1938 – si è diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia nel ‘62 insieme a Marco Bellocchio e Liliana Cavani. Da lì ha avuto inizio la sua carriera nel cinema, prima come montatore, lavorando sotto pseudonimo a I pugni in tasca di Bellocchio, poi come regista, col suo film d’esordio Il giardino delle delizie (1967), inviato all’Expo universale di Montreal come uno dei dieci migliori film prodotti nel mondo in quell’anno e censurato in Italia.

Nel ‘79 produce Il pianeta azzurro, esordio dell’amico Franco Piavoli, presentato al Festival di Venezia, dove riscuote un successo incredibile. Agosti tenta di distribuirlo in alcune sale romane, ma di fronte al disinteresse degli esercenti, non trova altra soluzione che proiettarlo in un cinema pornografico. L’idea si rivela vincente, forte del fatto che la falsa coscienza degli intellettuali romani li spingeva a vedere un capolavoro in un cinema a luci rosse, accanto ad un’altra sala nella quale forse si poteva dare una sbirciatina. Purtroppo anche lì l’industria culturale è arrivata a riscuotere il suo dazio e, nelle vesti di Renzino Rossellini, nipote di Roberto, ha sostituito nella programmazione Il pianeta azzurro con Querelle di Fassbinder. Nasce così l’Azzurro Scipioni, che prende il nome proprio dal film di Piavoli, proiettato a ciclo continuo per anni, unito alla posizione del cinema, in via degli Scipioni 82 e diventerà un punto di riferimento per i film d’autore e di impegno civile, luogo di incontro e confronto tra cineasti, letterati, musicisti e pubblico. Nastro d’argento alla carriera nel 2019, Agosti è anche autore di romanzi, saggi e poesie ed è stato candidato per tre volte al Premio Strega con L’uomo proiettile, Il cercatore di rugiada e Il semplice oblio. Fortemente convinto che un regista debba ricoprire il maggior numero di ruoli nella realizzazione del proprio film, per mantenere la purezza dell’idea originale, nelle sue stesse produzioni è stato più volte anche sceneggiatore, montatore e direttore della fotografia. Intellettuale a tutto tondo, integerrimo e per questo scomodo, più volte censurato e relegato ai margini dall’industria cinematografica, attraverso il suo cinema Agosti ha scandagliato in modo attento e perspicace la condizione umana, alla ricerca di una verità autentica e liberatoria.

Il pianeta azzurro (1981) di Franco Piavoli

Autore non accomodante e sempre contrario a ogni forma di omologazione, attraverso i suoi film ha voluto rimettere al centro della riflessione l’individuo e l’esperienza umana, tant’è che nel 2009 ha proposto all’UNESCO di dichiarare l’essere umano patrimonio dell’umanità. Il suo cinema, fatto di immagini e mistero, non ha mai seguito nessuna logica produttiva, prendendo sempre le distanze dal cinema “usa e getta”, d’intrattenimento. Attraverso l’Azzurro Scipioni, Agosti ha dato spazio all’arte in ogni sua forma, dalle proiezioni dei capolavori della storia del cinema agli eventi performativi, come i recital poetici che avevano luogo ogni equinozio di Primavera o i concerti estemporanei dell’amico e collaboratore Ennio Morricone. E proprio questo spazio, questo luogo di resistenza, nato ex novo per far sopravvivere l’arte nella sua forma più genuina, negli ultimi mesi ha rischiato la chiusura definitiva a causa dell’emergenza sanitaria. Agosti infatti si è visto costretto a lanciare un crowdfunding per far fronte alle spese di locazione e attraverso un post su Facebook ha messo in vendita poltroncine e proiettore. Grazie alla perseveranza di Agosti e le successive iniziative partite dal basso per sostenere questa realtà così anomala e proprio per questo irrinunciabile, riconosciuta dagli affezionati frequentatori come un’esperienza da preservare e alimentare, l’Azzurro Scipioni è riuscito ad attirare l’attenzione di due grandi finanziatori come il Gruppo BNL e BNP Paribas che hanno deciso di investire nella ristrutturazione e nella futura riapertura, prevista per settembre prossimo, del cinema di Prati.

Con la speranza di poterci rientrare al più presto e la consapevolezza che se anche un giorno dovesse finire, l’esperienza dell’Azzurro Scipioni resterà comunque impressa nella memoria collettiva grazie alla passione e all’inesauribile dedizione di Silvano Agosti.