ORE 16.30 – The Souvenir (Regno Unito, 2019 – 2h)
Julie, una timida ma ambiziosa studentessa cerca la sua voce come artista, mentre si barcamena tra una turbolenta relazione con un uomo più grande e le apprensioni di una madre iperprotettiva.
ORE 19 – The Souvenir Parte II (Regno Unito, 2021 – 1h 47’)
Dopo la dolorosa fine di un amore tossico, Julie comincia a fare i conti con i propri sentimenti attraverso il film di diploma che sta realizzando.
ORE 21.30 – The Eternal Daughter (Regno Unito, 2022 – 1h 36’)
Una artista e l’anziana madre confrontano i loro segreti, a lungo sepolti, quando fanno ritorno alla vecchia casa di famiglia, ora trasformata in un albergo abitato dalle presenze di un misterioso passato.
Raccontare la propria vita eleva una bruma attorno a sé, un confine che lo spettatore deve percorrere a piedi, facendosi trascinare dalla scia di vapori e pellicola in un labirinto ineffabile, pieno di specchi. Proprio pensando a questa nebbia Joanna Hogg ha scritto e diretto la trilogia di film che proponiamo nella stessa giornata, a conclusione degli appuntamenti di Sguardi Oltre Le Mura, formata da due opere complementari ma separate come The Souvenir e The Souvenir: Parte II, e da una terza, The Eternal Daughter, che risolve in forma definitiva il percorso iniziato dalle due precedenti, portando a un nuovo compimento il sodalizio personale e artistico con l’attrice e amica Tilda Swinton.
La stessa Hogg non ha voluto definire queste opere come autobiografiche e a ben vedere i tre lungometraggi sono piuttosto un esperimento di autofiction o memoir che partendo dalla biografia dell’autrice raccontano una vita immaginata e possibile solo grazie alle suggestioni del mezzo cinematografico, unico vero strumento per sottrarsi allo sguardo del proprio passato: «Girando il film, sto permettendo a parti della mia biografia di essere re-immaginate, ampliate e cambiate. Voglio che diventino qualcos’altro».
Julie – aspirante regista prima, regista affermata poi, come Joanna – ne diventa l’alter ego, il personaggio protagonista di quell’indefinitezza che fa del cinema una dimensione in cui perdersi, per provare a comprendere se stessi.
In The Souvenir Julie è il nome di una giovane studentessa di cinema di Londra (interpretata dalla figlia di Tilda Swinton, Honor Swinton Byrne); a una festa incontra Anthony, diplomatico britannico, e se ne innamora. Inizia una relazione con lui, ma Anthony pare muoversi come un’ombra: soffre di dipendenza da eroina, la deruba e in fondo l’abbandona, lasciandola preda di un male senza nome. Se in The Souvenir la protagonista – affranta dal tentativo di decifrare ciò che è reale, possibilità sempre più rarefatta nel caso di Anthony – decide di sottrarsi alle lezioni della scuola di cinema, che smette di frequentare, in The Souvenir Parte II la settima arte torna protagonista proprio come strumento di catarsi, di elaborazione del proprio vissuto e della scomparsa della persona amata. Julie utilizza il mezzo cinematografico e la scuola di cinema per realizzare un film che racconta la sua storia personale e la sua relazione con Anthony. Abbandona l’idea di rappresentare Sunderland, città portuale del Nord Est dell’Inghilterra – che la stessa Joanna Hogg ha fotografato durante i suoi studi alla scuola di cinema, vedendola con occhi forse troppo aristocratici – per raccontare di sé attraverso la pellicola, proprio come Joanna si racconta attraverso Julie. La corrispondenza arriva al punto da interrogarci sui confini dell’intreccio tra reale e immaginato, quando assistiamo all’innesto di Caprice, cortometraggio con cui Joanna Hogg si diplomò alla National Film and Television School di Londra, proprio nel finale del film.
Sempre Julie è il nome della protagonista di The Eternal Daughter, in cui Tilda Swinton interpreta una regista che torna nella vecchia dimora di famiglia, ora divenuta hotel, insieme alla madre Rosalind – a sua volta interpretata dalla stessa Swinton – di cui vuole raccontare la vita in un film. La dimora forse racchiude fantasmi, o solo la memoria degli stessi, e Julie ne percepisce la presenza attraverso rumori e moti del sonno, mentre cerca di lavorare alla sua nuova opera. Gli sguardi ripresi in campo-controcampo tra Julie e Rosalind, ma anche tra Joanna e Tilda e in fondo tra Tilda e Tilda sono il gioco di specchi che ci riporta al punto di partenza, ricordandoci che anche quando la nebbia si dirada, il cinema non finisce e il sogno può continuare, oltre un’altra porta.
Francesco Lughezzani