Cinema in Circolo: John From

Cinema in Circolo: John From

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Il film è disponibile in streaming dalle 20.00 di giovedì 29 aprile fino alle ore 24.00 di domenica 2 maggio 2021

L’intervista a João Nicolau
RECENSIONE

Rita ha quindici anni e vive a Lisbona. Insieme all’amica Sarah trascorre l’estate passeggiando per la città, festeggiando con gli amici e suonando una pianola al centro culturale in cui, un giorno, arriva una mostra dedicata all’arcipelago di Vanuatu. È una serie di fotografie e oggetti appartenenti alle tribù che abitano l’isola di Tanna, dove tra gli anni Trenta e Quaranta si diffuse il culto di John From. Uno dei tanti culti del cargo che sorsero dall’incontro tra le popolazioni che abitavano l’Oceania e i militari americani che si stanziarono lì per combattere il Giappone durante la Seconda guerra mondiale. Gli aerei che solcavano i cieli e le merci che venivano paracadutate sulle isole vennero interpretate dagli abitanti come il dono di un nuovo dio e il segno di una nuova era. Questa divinità venne chiamata John From, o Jon Frum, nome che alcuni studiosi ricondussero alla corruzione dell’espressione John from America, che gli isolani potrebbero aver sentito nei loro sporadici contatti con i militari.

L’autore della mostra che tanto affascina la protagonista è Filipe, fotografo che abita nel suo stesso palazzo, insieme alla figlia. Rita se ne invaghisce e da quel momento il mondo che la circonda inizia a mutare. La normalità degli spazi che la circondano si anima di forme e colori provenienti da suggestioni esotiche d’oltreoceano. Proprio come gli abitanti di Tanna, Rita costruisce la sua infatuazione attraverso segni – gli aerei stilizzati che compaiono sulle sue braccia, sui corpi dei familiari, sulle pareti di casa – e oggetti che si manifestano all’improvviso, come una lettera che cade dal cielo, invitandola ad una riunione di condominio. Sono tracce che la conducono lungo i tentativi di una seduzione che dalla fantasia del sogno penetra nel reale, come la misteriosa nebbia che si diffonde durante la riunione e diventa lo sfondo ad uno degli incontri tra Rita e Felipe.

Il nuovo cinema portoghese è uno dei più affezionati alla pellicola e ai suoi colori, che Nicolau miscela sapientemente nella messa in scena, ispirandosi alle tele polinesiane di Gauguin per raccontare la forza di un primo innamoramento. La sua camera segue la protagonista nei suoi vagabondaggi dilatando il ritmo della narrazione che appare sospesa nella percezione di un quotidiano che diventa magico, immerso in un’atmosfera liquida in cui Rita si muove con ingenua sensualità. Il regista guarda ai racconti di Aki Kaurismäki – nel film c’è un inserto di un’altra storia d’amore, quella narrata in Ombre nel paradiso (Varjoja paratiisissa, 1986) – e al piacere di una narrazione che incrina la propria linearità per assumere lo sguardo della sua protagonista, volto ad annullare il confine tra reale, sogno e desiderio. Il mondo di João Nicolau è popolato di casuari, basilischi piumati, parrocchetti dal collare. Un iPod può diventare un oracolo, un’auto può apparire all’improvviso, muovendosi senza pilota. Attraverso le lenti sovrannaturali di uno sguardo puro e libero da ogni struttura o preconcetto, Rita abbandona una realtà e ne costruisce un’altra, più colorata, più ricca e libera da vincoli e strutture. Una realtà in cui amare chi vuole, essere ricambiata, trasformare il balcone in un mare. Una realtà in cui l’Oceania diventa la propria casa, in cui si aspetta che ciò che amiamo e di cui abbiamo bisogno cada dal cielo, se lo chiamiamo, con un paracadute.

IL REGISTA

João Nicolau è regista, montatore, attore, sceneggiatore e musicista portoghese. Dopo gli studi in antropologia, nel 1999 realizza il suo primo documentario Calado Não Dá, e collabora come assistente alla regia e al montaggio ai film di alcuni fra i più importanti cineasti portoghesi come João César Monteiro, Margarida Gil e Miguel Gomes. Rapace, presentato al Festival de Cannes nel 2006, è il suo primo cortometraggio di finzione e ha ricevuto il premio per il miglior film al Festival internazionale del cortometraggio di Vila do Conde. Ha quindi realizzato Canção de Amor e Saúde, un altro corto, partecipando alla Quinzane a Cannes. Nel 2010 ha terminato il suo primo lungometraggio, A Espada ea Rosa, presentato al Festival Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. John From è il suo secondo lungometraggio. I suoi film sono stati proiettati in numerosi festival internazionali, ottenendo sempre ottimi riscontri dalla critica.