Annie Ernaux - I miei anni in Super 8

Quando affrontiamo la visione di un film realizzato a partire da materiali d’archivio, siano essi pubblici o privati, siamo abituati a supporre la presenza di un’enorme quantità di girato alla base e, di conseguenza, un complesso lavoro di selezione. A volte, invece, quello che si ha a disposizione sono pochissime ore, poco più di una manciata, come nel caso di Annie Ernaux – I miei anni Super 8. Con questo lavoro David Ernaux-Briot scava nei filmati famigliari realizzati tra il 1972 e il 1981 facendo emergere l’importanza di quegli anni nella vita della scrittrice Premio Nobel 2022 Annie Ernaux e l’urgenza di raccontare e raccontarsi che permea il suo lavoro.

I temi cardine del film sono il viaggio e la dualità: alle vacanze sono dedicate molte delle riprese, ma esse vengono sublimate in un percorso metaforico nell’animo di una donna scissa tra la ricerca di un’agognata indipendenza e le limitazioni imposte dalla società e dal marito. Annie Ernaux, di umili origini, dopo il matrimonio si ritrova in una famiglia abbiente, appartenente a una società di cui non condivide i valori e che la vorrebbe moglie e madre, privandola della propria individualità. Scrivere non l’è concesso e così, costretta a un lavoro clandestino, pubblica nell’ombra nel 1974 Gli armadi vuoti, un’autobiografia che ripercorre la sua infanzia e la sua gioventù, compreso l’aborto, all’epoca illegale, a cui si sottopose.

A causa di un ambiente domestico che ne osteggia la carriera e che le richiede una forte sottomissione, sul suo volto immortalato nei filmati inizia a cogliersi sempre più intensa l’infelicità. La distanza tra chi sente di essere e chi si suppone debba essere diventa sempre più ampia, fino a creare una frattura insanabile. Il 1981 è un anno topico: esce il suo terzo libro, La donna gelata, ma soprattutto è il momento della ritrovata libertà e con essa terminano i Super 8. Scavare così in profondità nei dolori della propria madre e, conseguentemente, nei propri traumi infantili come fatto da David Ernaux-Briot è un’operazione delicata in cui mantenere l’equilibrio è complesso, ma la narrazione di Annie Ernaux – I miei anni Super 8 riesce nell’intento di dare forma al ritratto sfaccettato di una persona, capendola e facendola capire, senza mai cadere in un appiattimento bidimensionale.

Infine, è necessario soffermarsi sul testo scritto e recitato appositamente da Annie Ernaux: le sue parole ricostruiscono un’epoca riuscendo a spaziare tra il racconto di sé, mai autoindulgente, e l’affresco del contesto storico. Nelle riflessioni della scrittrice ogni elemento viene messo in dialogo con ciò che lo circonda, così il luogo di vacanza diventa uno spunto per porre l’accento sulla situazione politica, sulle motivazioni sottese alla scelta di quella meta, sull’ipocrisia borghese in cui viveva e sul proprio animo. Emergono chiaramente la consapevolezza che non si può esistere isolati da un contesto che noi stessi concorriamo a creare e, sapendo a quanto dolore questo può portare, l’importanza di agire in maniera solidale. Con le sue parole, Ernaux coglie l’essenza di ciò che viene mostrato e la sua più che una voce narrante diventa la voce stessa delle immagini. Condensare dieci anni così intensi in una sola ora può sembrare impossibile, eppure è grazie a questa concisione che è stato possibile esprimere al massimo la forza emotiva e la finezza intellettuale di Annie Ernaux – I miei anni Super 8.

Riccardo Chiaramondia

Cinema Kappadue

16.30 - 19.00 - 21.30

Proiezione

23 febbraio 2023

Regia

Annie Ernaux e David Ernaux Briot

Durata

1h1min

Origine

Francia, 2022