Orfeo

Dal mito dell’Orfeo, il poeta che riportò in vita la ninfa Euridice salvo poi condannarla agli inferi per essersi voltato a guardarla, Dino Buzzati trasse nel 1969 il Poema a fumetti. Considerata la prima graphic novel italiana, l’opera di Buzzati è talmente stratificata e densa di idee grafiche e narrative che un adattamento per il cinema pareva essere non solo un azzardo, ma un’impresa produttivamente impossibile. Dopo una gestazione lunga anni Virgilio Villoresi, al suo debutto al lungometraggio, è riuscito a condensare in poco più di 70 minuti l’anima fantasmagorica del Poema a fumetti e a rendere omaggio al cinema delle attrazioni di Georges Méliès. L’Orfeo del regista fiorentino è un lungo viaggio nella notte che seduce e abbandona lo spettatore in un mondo dove la realtà è un’illusione mentre la fascinazione per l’ignoto è il passepartout per l’accesso all’aldilà. Un’opera a cavallo tra due mondi che mischia senza soluzione di continuità la maggior parte delle possibilità visive che il cinema può offrire: riprese live action, immagini d’archivio e animazione stop-motion. La catabasi del protagonista è ambientata in una Milano notturna, seducente, che fa dei pianobar luoghi metafisici che nascondono al loro interno creature figlie di una dimensione onirica che può vivere solo nel buio di una sala cinematografica. Un flusso visivo che dal cinema espressionista tedesco arriva all’horror gotico italiano fino a citare, ovviamente, la poetica di Jean Cocteau che dell’Orfeo ne fece una trilogia. E, tuttavia, questo viaggio funambolico dell’eroe appare andare oltre la mera dimensione del gesto artistico – comunque fuori dai canoni delle produzioni italiane – per rivelarsi una vera e propria dichiarazione d’amore verso un cinema che sembra non esistere più, un simulacro di artigianalità in cui ci si può perdere per sempre. È proprio per questa ragione, dunque, che il set diventa un teatro di posa che si prefigge essere uno spazio scenico dove la teatralità della recitazione dei protagonisti si sposa con oggetti che superano la soglia delle loro possibilità, come porte che permettono di varcare dimensioni fino a oggi inesplorate. La fusione tra la malinconia di un’epoca cimiteriale e il viaggio di Orfeo fanno del film di Villoresi una sorta di ufo cinematografico capace di scavare negli spettri del desiderio umano, dove le pulsioni carnali si trasformano in materia organica pronta a uccidere. Un cinema fantastico, allucinato e al tempo stesso una rivisitazione struggente di un mito volta a ripercorre la famosa frase di David Foster Wallace secondo cui ogni storia d’amore è una storia di fantasmi.

 

Emanuele Antolini

Cinema Kappadue

16.30 - 19 - 21.30

Proiezione

27 Novembre 2025

Regia

Virgilio Villoresi

Durata

74 min

Origine

Italia, 2025