Cinema in Circolo: I corti di Michaela Pavlátová
Cinema in Circolo: I corti di Michaela Pavlátová
I cortometraggi
- Řeči, řeči, řeči: Il bar è il luogo perfetto per esplorare il genere umano. Qui si possono trovare anziani in cerca di tranquillità, arpie che con i loro pettegolezzi fanno circolare maldicenze sempre più ingombranti, coppie che litigano e altre che si nascondono da sguardi indiscreti; ma può anche essere un covo in cui nascono nuovi amori tra persone che desiderano ancora completarsi a vicenda. Tuttavia, alla fine della serata, non rimarranno altro che delle tovaglie sporche e delle tazze vuote. Candidato agli Oscar nel 1993 come miglior cortometraggio animato.
- Graveyard: La famiglia Mullroy, Gabor, il piccolo Malcolm, Elizabeth sono solo alcune delle persone che abitano la collina del cimitero. La Morte, dondolandosi su un’altalena, ripercorre i momenti salienti che li hanno condotti in quel luogo, contribuendo a rendere più esaltante il suo lavoro.
- Autoportret 2021: Michaela Pavlátová si dedica un autoritratto animato. Minimale e ironico, è la sintesi perfetta di tutto ciò che caratterizza la sua filmografia sia a livello stilistico che tematico.
- Vana: Un’animazione in loop che presenta una persona immersa in una vasca da bagno. Uomo o donna poco importa, la cosa fondamentale è esistere, cercando di trovare del tempo per riflettere su di sé e sulle proprie aspirazioni e lasciando per qualche istante il mondo intero fuori dai confini effimeri di una vasca.
- Uncles and Aunts II: Seconda parte di una trilogia di corti realizzati da Michaela Pavlátová e Paul Driessen in cui i componenti di una famiglia vengono “immortalati” in scatti animati che rappresentano, ironicamente, alcuni momenti salienti della loro vita, tra rimpatriate e attimi di intimità.
- This Could Be Me: Praga, 1995. Michaela si aggira per le vie della sua città, invitandoci a conoscere la sua casa, un regno di pastelli, pennarelli, china e fogli di carta con cui lavora e crea. Il cortometraggio fa parte di una serie ideata dalla BBC in cui animatori da ogni parte del mondo si presentano e parlano del loro stile di animazione.
- Laila: Conosciamo Laila attraverso alcuni episodi che caratterizzano la sua vita: è una donna insicura che ha paura di essere amata; non sopporta l’egoismo delle persone intorno a lei; spesso si perde tra le pagine di un libro; a volte si sente tanto sola. Dedicato a tutte le Laila che abitano questo mondo.
- Taily Tales: Le giornate si susseguono sempre uguali per un gatto domestico. Dopo un pasto salutare di crocchette, accurate sessioni di pulizia del pelo e infaticabili inseguimenti di una mosca, arriva il momento di trovare nuove attività che rendano il passare inesorabile delle ore un po’ più entusiasmante.
- Milkomoon: Le note al pianoforte di Milko Lazar sfiorano con delicatezza il volto di una donna, sotto forma di mani che dapprima scendono dagli occhi, come fossero lacrime, e poi accarezzano, massaggiano, sfiorano, inondano.
L’animazione di Michaela Pavlátová
Michaela Pavlátová (Praga, 1961) si laurea nel 1987 presso l’Academy of Arts, Architecture and Design di Praga. Nello stesso anno, come film di fine studi, realizza il suo primo cortometraggio d’animazione in 2D – tecnica ricorrente nella sua filmografia – Etuda z alba (Studio da un album) in cui, con un tratto scarno e uno spigliato umorismo, si notano già le caratteristiche stilistiche e tematiche che ricorreranno nella sua filmografia. Řeči, řeči, řeči (Parole, parole, parole, 1991) è la rappresentazione visiva dei pensieri e dei discorsi che affollano un bar pieno di persone: la creatività e l’originalità con cui la regista rappresenta uno scenario ordinario, le valgono nel 1993 la nomination agli Oscar per il Miglior cortometraggio d’animazione. Da questo momento in avanti la regista raggiunge una riconoscibilità e consensi tali da diventare, a tutti gli effetti, la regista d’animazione della nuova generazione più riconosciuta a livello internazionale, conquistando il plauso di critica e pubblico. Con Repete (Ripetere, 1995), grazie alla combinazione tra raffinatezza compositiva e sarcasmo, il tutto impreziosito da un’animazione del disegno a pastello, conquista due premi importanti: lo Special Prize of the Jury all’International Animation Festival di Annecy e l’Orso d’oro per il miglior cortometraggio a Berlino.
Dal 1998 al 2002 divide il suo tempo tra Praga e San Francisco, dove lavora come direttrice artistica per lo studio d’animazione Wildbrain Inc.
Nel 2003 dirige il suo primo lungometraggio in live action, Nevěrné hry (Giochi infedeli), che riflette sulle dinamiche di coppia e la ricerca di armonia coniugale; contemporaneamente, conferma la sua versatilità, continuando a produrre corti d’animazione per poi dirigere, nel 2008, il secondo lungometraggio di fiction Děti noci (Gufi notturni), presentato al Karlovy Vary Film Festival, dove ha vinto i premi per le migliori interpretazioni maschile e femminile.
Alcuni dei suoi film presentano anche una componente erotica, talvolta mostrata in modo velato, altre volte in modo più esplicito ma mai volgare: tra questi Karneval zvířat (Il carnevale degli animali, 2006) o Tram (2012), che per la sua geniale e ironica presentazione delle fantasie erotiche femminili si è aggiudicato il Cristallo ad Annecy e lo Special International Jury Prize all’Hiroshima International Animation Festival.
Nel 2021 dirige My Sunny Maad, primo lungometraggio d’animazione che, mantenendo il suo tipico tratto grezzo ma elegante, mette da parte il black humour per raccontare una storia attualissima di conquista della libertà e dei propri diritti, attraverso gli occhi di una donna europea che, per amore, si trasferisce a Kabul.
Michaela Pavlátová attualmente insegna animazione alla prestigiosa FAMU – Academy of Performing Arts, Film and TV School di Praga, ma ha tenuto cattedre anche presso l’Academy of Art College, Computer Arts Institute di San Francisco, l’Università di Harvard e la VSUP – Academy of Arts, Architecture, and Design di Praga. È stata anche membro di giurie internazionali in festival di cinema prestigiosi.
Con la collaborazione del Centro Ceco di Milano