Fiume o morte!

Esistono molti film belli, altrettanti brutti, ma pochi sono i film necessari. Fiume o morte! è uno di questi. Ci sono eventi storici che, a causa della loro portata, sono difficili da razionalizzare e di cui – per chi è nato qualche decennio dopo – è difficile comprenderne la prossimità storica. Non importa quante volte i nostri nonni ci abbiano raccontato della vita durante il fascismo, della guerra e magari di D’Annunzio stesso: l’arco temporale che va dal 1918 al 1945 rimane una realtà altra. Le barbarie di quegli anni sono state raccontate dettagliatamente, dei loro protagonisti sappiamo tantissimo e tristemente – sia gli eventi, sia i personaggi – vengono rievocati, manipolati e utilizzati da esponenti della vita politica e culturale odierna. Eppure, sembrano lo stesso sfuggire dalla realtà. I protagonisti dell’epoca sono stati, giustamente, presentati alla maggior parte di noi come mostri, ma la mostrizzazione alla lunga fa perdere il senso del reale. Un mostro non ha contorni, non ha un’immagine tangibile e per questo è irrazionale, è ovunque e allo stesso tempo in nessun luogo. Quello che fa Fiume o morte! è riportare nel piano del reale e del quotidiano uno degli eventi cardine di quegli anni, la velleitaria conquista di Fiume da parte di Gabriele D’Annunzio. Bezinović, nativo di Rijeka/Fiume, decide di raccontare la Storia in una maniera seriamente giocosa. Vengono utilizzanti tutti gli elementi tipici del documentario: gli archivi storici, le ricostruzioni realizzate con attori e le interviste alle persone del posto, ma la loro funzione è opposta a quella classica. In Fiume o morte! tutto è volto alla rottura dell’illusione di realtà. Vediamo la costruzione dei set con saloni di bellezza trasformati in osterie e case private riportate indietro di cent’anni, sentiamo la voce narrante che chiama per nome gli attori e li vediamo sbagliare, riprovare e sbagliare di nuovo. Soprattutto, vediamo continuamente persone in divise novecentesche nella Rijeka del 2019. Siamo esplicitamente in un film in cui due epoche si sovrappongono. Vedere la Storia riproposta in luoghi familiari aiuta a demitizzarla, a percepirla più vicina e reale. Lo stesso effetto ha la figura di D’Annunzio, interpretato da diversi attori, tutti presentati per nome al loro ingresso in scena. Non vediamo la sua figura storica, ma vediamo tante possibili reincarnazioni. La sua caratterizzazione, inoltre, non è quella del superuomo che lui voleva essere, non è il geniale letterato come viene presentato a scuola e non è nemmeno un terribile tiranno: è un uomo patetico che tenta un’impresa egocentrica e irrealistica coadiuvato da altri personaggi alla sua stregua e, come detto a più riprese, tanta cocaina. Il D’Annunzio di Fiume o morte! non è un mostro, è un essere umano (mostruoso) e per questo reale e razionalizzabile. L’umanizzazione dei protagonisti di eventi storici è un’operazione rischiosa in cui è facile cadere in un’accondiscendente sospensione di giudizio: non in quest’opera. Bezinović è stato in grado di mostrare e far comprendere la realtà degli eventi, la loro vicinanza e al contempo – con la scelta di ambientare le azioni dannunziane nella Rijeka odierna – di mettere in guardia dalla facilità con cui certi esempi vengono ripresi e ripresentati con una facciata moderna. Non è un caso che al regista sia stato consigliato da colleghi italiani di non usare troppo la parola fascismo.
Riccardo Chiaramondia

Cinema Kappadue

16.30 - 19.00 - 21.30

Proiezione

6 marzo 2025

Regia

Igor Bezinovic

Durata

112 min

Origine

Croazia, Italia, Slovenia, 2025