Per come lavora con il linguaggio dell’animazione e, perciò, per come comunica con il pubblico Olivia & the Clouds potrebbe rivelarsi respingente. “Potrebbe” perché il film Tomás Pichardo-Espaillat fa perdere ben presto le coordinate di una linearità narrativa convenzionale, puntando invece a una dimensione surreale dove a importare è la magia della forma d’espressione sopra il contenuto. Il punto di Olivia & the Clouds è farci guardare lo spettro delle emozioni sotto una lente differente, portando a scontrarsi ciò che crediamo essere la nostra quotidianità con lo spaesamento dell’inconscio, slabbrando dunque il linguaggio del reale e del sogno – mischiando perciò anche stili d’animazione differenti – fino a svelare impulsi e pulsioni. Olivia & the Clouds oscilla tra due storie separate che hanno come minimo comune denominatore lo sfasamento relazionale dovuto agli uomini. Per Mauricio, amico stretto di Barbara, la sua freddezza e il suo presunto rifiuto di impegnarsi portano Barbara a respingere Mauricio, cercando invece una via di fuga attraverso un film d’animazione che sta cercando di sviluppare. Nel frattempo, Mauricio desidera che la Terra lo inghiotta, una fuga verso un altro mondo? O, azzardando un interpretazione psicanalitica, il bisogno di ricongiungersi con una figura femminile predominante?
Le sequenze più suggestive appartengono alla storia che coinvolge Olivia e Ramon. Olivia crede di avere qualcuno sotto il letto che comunica con lei attraverso le nuvole; Ramon, invece, bacia una donna senza consenso, per poi sputare della saliva nel vaso di casa sua. Un gesto che genera la nascita di una pianta con sembianze femminili e che nutre un profondo affetto per Ramon. Come già ribadito, però, la narrazione di questi eventi passano in secondo piano in quanto il concetto stesso di storia in Olivia & the Clouds è malleabile, rendendo la fusione dei vari stili d’animazione il vero nodo nevralgico del film. Dallo stile “a cartapesta” che riduce e ridisegna i personaggi per aggiornare il senso di movimento; alla compressione di un luogo, tempo e spazio attraverso l’uso di pannellate per indicare più eventi simultanei nello stesso tempo; al disegno e alla colorazione delle figure umane che cambiano a seconda del protagonista della storia. I rumori vanno al di là delle parole con i dettagli che vengono costantemente ritagliati in primissimi piani. Il montaggio, dunque, assume il compito di condurre lo spettatore a spaziare da una tavola all’altra. Alla fine, in poco più di un’ora e venti, Olivia & the Clouds ricerca, tra centinaia di suggestioni diverse, l’attrazione sentimentale e fisica tra individui diversi, dove il nucleo tematico centrale si ripete e cambia di continuo per un film che, se guardato più volte, cambia costantemente. Un film che oltre a essere visto è capace anche di guardare dentro di noi.
Emanuele Antolini