
Cinema in Circolo: La scomparsa di mia madre
A grande richiesta, il Circolo del Cinema ripropone – questa volta in streaming esclusivo per i Soci – il film La scomparsa di mia madre di Beniamino Barrese (Italia, 2019 – 94′), selezionato al Sundance Film Festival e menzione speciale della Giuria al Biografilm Festival.
Modella e icona degli anni 60, Benedetta Barzini è stata la musa di artisti come Andy Warhol, Salvador Dalì, Irving Penn e Richard Avedon. Negli anni ’70 abbraccia da militante la causa femminista, diventando scrittrice e docente acuta e controcorrente di Antropologia della moda, in eterna lotta con un sistema che per lei significa sfruttamento del femminile.
A 75 anni, stanca dei ruoli e degli stereotipi in cui la vita ha cercato di costringerla, desidera lasciare tutto, per raggiungere un luogo lontano, dove scomparire. Turbato da questo progetto – radicale quanto indefinito – suo figlio Beniamino comincia a filmarla, determinato a tramandarne la memoria. Il progetto si trasforma in un’intensa battaglia per il controllo della sua immagine, uno scontro personale e politico insieme tra opposte concezioni del reale e della rappresentazione di sé, ma anche un dialogo intimo, struggente, in cui madre e figlio scrivono insieme le ipotesi di una separazione, difficile da accettare e forse impossibile da raffigurare.
☞ Le recensioni di Quinlan e il manifesto!
La scomparsa di mia madre sarà disponibile in streaming gratuito dal 26 aprile fino al 30 aprile 2020.
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Incontro in sala con Benedetta Barzini – 21 febbraio 2020 per EXTRAVISTA
Note di regia
Da quando ho compiuto sette anni e mio padre mi ha regalato una telecamera e una macchina fotografica, scattare e filmare sono diventati una strategia per trattenere esperienze e persone amate, salvandole dallo scorrere del tempo.
Ho sempre cercato di fare lo stesso con mia madre – ma metterla di fronte ad un obiettivo non è mai stata un’impresa facile. Provavo una sorta di riverenza nei suoi confronti. Mi sembrava impossibile contenerla in un’immagine. Era troppo di tutto: troppo bella, troppo intelligente, troppo carismatica, troppo aggressiva, troppo forte, troppo profonda, troppo speciale. Nonostante fossimo da sempre molto legati (sono il suo ultimo figlio, il suo “beniamino”, come dice il mio nome), è sempre stata un mistero per me. Le poche cose che scoprivo sul suo passato, inconciliabili con la Benedetta che conoscevo, traslavano la sua persona in una nebulosa dimensione di mito.
Con il tempo, il mio bisogno quasi fisico di trasformare il vissuto in materiale visivo mi ha portato a lavorare come fotografo, filmmaker e direttore della fotografia. Mia madre non ha mai smesso di mettere in discussione questa mia passione, spingendomi a ragionare sul valore e il potere delle immagini – un veicolo di conoscenza ma anche di manipolazione, un codice che spesso rischiamo di subire perché ci mancano gli strumenti per leggerlo, decifrarlo e criticarlo.
Nel tragitto del dialogo – a volte silenzioso, a volte esplicito – che si è instaurato tra noi su questi temi, la volontà di mia madre di “scomparire” è arrivata come una battuta finale, la boutade che scompagina tutto. Che cosa ti resta da fare quando tua madre ti dice di volersene andare per sempre? Decidere di fare questo film è stato il mio tentativo di trovare una risposta. Ho ricominciato a filmare mia mamma come facevo da bambino, partendo dalle sue lezioni e guadagnando piano piano terreno, fino ad arrivare in quello spazio intimo in cui da sempre l’avevo conosciuta. L’ho fatto con e contro mia madre, sostenuto dalla fiducia che l’esposizione del nostro conflitto (personale ma anche politico) potesse essere un modo, per quanto paradossale, di celebrare quelle domande che non aveva mai smesso di pormi.
Ora, alla fine di questo percorso, so di non essere riuscito, ancora una volta, a racchiudere mia madre in un’immagine capace di raccontarne l’autenticità – il valore per lei più importante tra tutti. Anzi, al contrario, ho capito finalmente che mia madre aveva ragione. Come lei spesso ripete, “ciò che veramente conta, è sempre invisibile”. L’essenza delle cose ha a che fare con la nostra esperienza, e sta sempre al di là di quello che è possibile rappresentare.