Blondi

Madri, madri di ogni tipo. Ne abbiamo viste tante sullo schermo: rovinate e impossibili come quelle di Dolan (J’ai tué ma mère e Matthias & Maxime), inquietanti se pensiamo a Brian De Palma e Ari Aster (Carrie ed Hereditary), conturbanti se mai lo dovessimo chiedere a Mike Nichols (Il laureato). Solo assaggi di quante madri siano state recitate nella storia del cinema e solo alcune delle pellicole a me care. Ma se la madre è amica? Qui non c’è reference che tenga, uno solo è il titolo che può mettere d’accordo chiunque abbia vissuto l’adolescenza negli anni duemila e gli appassionati di serie TV iconiche: Gilmore Girls (2000-2007). 

Blondi parte sicuramente da qui, da un luogo familiare (in tutti i sensi) che strizza l’occhietto a quell’America tanto bisognosa di madri frizzanti, giovani e giovanili, una wave inarrestabile a partire da sitcom come La Tata (1993-1999).

Dolores Fonzi, dopo essere stata la figlia di Hernán Blanco/Ricardo Darín in Il presidente (2017) di Santiago Mitre, interpreta proprio una di queste madri e la troviamo, per la prima volta, anche in scrittura e dietro la macchina da presa, con l’intento di recuperare quel rapporto a là Lorelai e Rory Gilmore, ma in modo molto più essenziale e con un pizzico di road movie. Ne avevamo bisogno?

Nel letto insieme a Blondi, non appena inizia il film, nessun amante occasionale, come può pensare il nostro sguardo malizioso, ingannato dalla vicinanza anagrafica che sembrano avere le due sagome dormienti: si tratta, invece, del figlio Mirko. Blondi vive insieme a lui ed entrambi sono così giovani perché lei è diventata madre giovanissima, a soli quindici anni. Niente di scontato però, niente “oh ma che madre giovane in un contesto difficile”, anche se Dolores Fonzi ci fa credere per un attimo che la protagonista truffi gli anziani attraverso sondaggi statistici porta a porta, anziché lavorare davvero. La scrittura dell’attrice argentina, così come la sua interpretazione, si dimostra sin da subito delicata e originale, evitando pieghe viste e riviste, pur confrontandosi con un tema affatto nuovo. Qui il rapporto genitrice/figlio non ha bisogno di dialoghi continui e da capogiro a sottolinearne il feeling (come nella serie prima citata), ma è tratteggiato con poche battute, significative e ben scritte, che subito ci portano ad affezionarci ai protagonisti e a un legame costellato, sì, dalle solite insicurezze, per cui a volte il figlio sembra essere il più responsabile – ma solo un po’. 

Blondi non è davvero così scapestrata come si potrebbe pensare, né così problematicamente intrappolata in un’adolescenza che ha dovuto lasciare fin troppo presto: ne vive soltanto il ricordo alla soglia di un’età adulta che è già lì da un pezzo e che lei abbraccia senza fatica, proprio perché sa accettarsi ed è accettata così com’è. Forse, come Fleabag (2016-2019) ci ha insegnato, è la sorella della protagonista, apparentemente perfetta e con la famiglia convenzionale, ad avere ancora più tormenti e ad accendere la miccia della trama che porterà Blondi e Mirko ad affrontare un mini road-trip, non prima di aver portato la nonna con gli occhiali da sole a una festa e aver ironizzato sulla lunghezza dei nomi argentini che sembrano infiniti.

Un coming of age al contrario, dove si scopre che la giovinezza più frivola può convivere splendidamente con la responsabilità. In più, non mancano i Velvet Underground & Nico ad accompagnare gli stati d’animo dei protagonisti e un sottile eco alla Lady Bird (2017) di Greta Gerwig. Ne avevamo bisogno? Direi proprio di sì.

Marika Zandanel

Cinema Kappadue

16.30 - 19.00 - 21.30

Proiezione

19 ottobre 2023

Regia

Dolores Fonzi

Durata

87 min

Origine

Argentina, 2023