Il vero cinema su grande schermo

L’edizione numero 76 del Festival di Locarno

di Roberto Bechis

Nella terza edizione con la Direzione Artistica di Giona Nazzaro, il Festival di Locarno si conferma essere uno dei più apprezzati Festival Europei, grazie alla qualità delle scelte di programmazione, oltre che alla splendida e semplice organizzazione. Collocandosi tra gli eventi con maggiore sensibilità nei confronti della distribuzione indipendente ed degli autori emergenti, è un appuntamento fisso per un pubblico esigente ed appassionato, oltre che per gli addetti ai lavori.

Come sempre, Il Festival raggiunge il suo apice di presenze nelle proiezioni all’aperto in Piazza Grande, sempre ricche di stimoli ed emozioni. È l’occasione imperdibile di assaporare opere sempre attuali sullo schermo open air più grande d’Europa. Non a caso, tra l’altro, lo slogan del Festival di quest’anno è stato cinema together is better: il cinema insieme è meglio, come sappiamo molto bene noi del Circolo del Cinema. Ed i film selezionati per queste proiezioni, aperte ad un ampio pubblico di cinefili, sono sempre anche molto attuali ed emotivamente molto coinvolgenti.

Una su tutte, la splendida opera di Noora Niasari, regista ed attrice di Shayda, in cui si racconta, con delicatezza ed intensità, l’insopportabile peso dell’esasperato patriarcato. Viene presentata la storia di una madre iraniana che, pur fuggita in Australia, viene perseguitata, subdolamente e con una violenza crescente, dal marito tradizionalista ed arcaico. Violenza morale estrema da parte del marito che potrebbe purtroppo rappresentare qualsiasi comunità, al di là della etnia culturale o religiosa.

Ma l’emozione più grande, quest’anno, è stata sicuramente nella serata in cui Marco Solari, storico Presidente del Festival, ha salutato il pubblico nella sua ultima presenza con ruolo istituzionale. Infatti, dopo ben 23 anni di Presidenza, Solari ha deciso di lasciare ad altri il proprio ruolo, consapevole di aver trasformato una rassegna di piccole dimensioni in un importante Festival Internazionale, considerato tra i primi dieci a livello mondiale. Molti anni di duro lavoro in cui Solari, insieme a Direttrici e Direttori Artistici che si sono susseguiti,  ha contribuito in modo decisivo alla crescita di un evento resosi indispensabile per il mondo cinematografico e di altissimo livello culturale. Ma il maggior merito di Solari, a mio parere, rimane quello di aver sempre spinto sul senso di comunità che deve rappresentare il mondo del cinema, sottolineandone l’importanza sociale.

Forse anche per questo motivo, volendo trovare un tema conduttore, il Festival quest’anno ha privilegiato, ancora più del solito, le opere con temi sociali. In particolare sono state evidenziati film splendidi che hanno sottolineato la lotta in Iran per i diritti umani. Infatti, tornando al Festival vero e proprio, il Pardo d’Oro per il miglior film del Concorso Internazionale è stato vinto da Mantagheye bohrani (Critical Zone) del regista iraniano Ali Ahmazdadeh.

Ambientato a Teheran e girato quasi sempre di nascosto, è un magnifico film, con notevoli idee innovative di inquadratura ed una approfondita ed attenta sceneggiatura.

Si narra di una notte in cui il protagonista, una figura a tratti spacciatore ed a tratti santo, si aggira nei meandri nascosti della città, frequentando le persone più in difficoltà e rappresentandole come fantasmi viventi. 

Invece, Il Pardo d’oro per la miglior regia quest’anno è stato assegnato a Maryna Vroda per Stepne, splendido film coprodotto in Ucraina. Il film, ambientato nella steppa, pur rappresentando le difficoltà quotidiane di sopravvivenza ancor prima della guerra, è in realtà una riflessione sulle miserie e sensibilità della vita umana.

Ma, al di là dei film premiati, sempre nella speranza di poterli vedere anche in Italia, l’approfondimento sui film “da Circolo” visti a Locarno e che speriamo di poter proiettare, non può terminare senza due ultime citazioni.

il cortometraggio The Passing  di Ivete Lucas e Patrick Bresnan, una rara riflessione sulla morte, vissuta tramite il fine vita di un cane di compagnia. Un film di estrema sensibilità che contribuisce ad arricchire chi lo guarda di un forte stimolo di riflessione. Nel breve spazio del corto, infatti, seguiamo il dolore ed i preparativi per accompagnare, nella sua conclusione, la vita di un anziano e malato cane. In questo modo, con delicatezza, anche il pubblico viene accompagnato a riflettere su come possa essere dolce e rispettoso questo percorso.

Ed infine, ebbene sì, una volta tanto possiamo parlare di un attuale film italiano degno di nota, Rossosperanza, di Annarita Zambrano, opera di produzione italo-francese. Vi si racconta magistralmente, in modo ironico e farsesco, la vita di un gruppo di giovani obbligati ad un ricovero forzato in una clinica privata. Riviviamo in parte  l’ironia e la denuncia dei film di Dino Risi, seguendo le dis/avventure di alcuni giovani provenienti da famiglie “troppo bene”.