Non sono fiabe per bambini
Iperrealismo nel cinema contemporaneo
di Greta Calaciura
Per quanto sia evidente la natura macabra e fiabesca di Una donna promettente (Promising Young Woman, 2020), la regista Emerald Fennell enfatizza ripetutamente come sia importante ricordare che non vi è nulla in questo film che non sia incredibilmente normale, purtroppo. Allo stesso modo Favolacce (2020), la fiaba cupa di Damiano e Fabio D’Innocenzo, nasce da ciò che i due fratelli, crescendo, osservano realmente attorno a loro: come affermano i registi, l’idea sorge naturalmente sin dall’adolescenza. Questa immedesimazione nelle proprie storie è stata premiata in entrambi i casi con riconoscimenti per le sceneggiature originali: dall’Academy Award con l’Oscar per Una donna promettente e dal Festival Internazionale del Cinema di Berlino con l’Orso d’argento per Favolacce. Curiosamente anche la realizzazione dei due film è similare e comparabile. Ciò che accomuna le due vicende e i mondi che descrivono è l’allontanamento da un realismo accurato, e l’avvicinamento all’eccesso e all’assurdità della fiaba in chiave contemporanea. Difatti, pur perdendo la forza diretta del racconto realistico, le due opere acquistano una qualità assolutamente insolita nei contesti delle vicende rappresentate, che arricchisce e intensifica il racconto.
Una donna promettente si manifesta in primis all’universo femminile per mezzo di una concatenazione di situazioni estremamente familiari, che mettono a nudo l’immensità di circostanze sgradevoli e potenzialmente pericolose con cui le donne continuano ad avere a che fare. Dallo sconosciuto che tenta di approfittarsi della giovane protagonista Cassie quando ubriaca, all’uomo apparentemente gentile che, rifiutato, dà in escandescenze ricoprendola di insulti, la scrittura realistica presenta discorsi e sentenze che a molte sembra di aver già sentito, o meglio subìto. Il film però non si ferma a una rappresentazione usuale della società in cui viviamo, ma tende sempre più verso un’esasperazione di essa, con al centro la tematica della vendetta, ed è proprio in questo accentuare l’orrore nelle vicende della protagonista che il film sopraffà lo spettatore, pur provando ad alleggerire condendolo di rosa e di musica pacchiana. L’utilizzo dell’orrore è atto ad esasperare da un lato la mancanza di uomini onesti e affidabili, dall’altro anche la tenacia della donna in cerca di vendetta, che, per quanto artificiosa, colpisce dritta allo stomaco lasciando nello spettatore una sensazione di ingiustizia intensa e realistica.
Favolacce allo stesso modo raffigura la vita di un quartiere della periferia romana, prestando attenzione a ogni sottigliezza espressiva al fine di ritrarre un’ambientazione forte e tangibile. Alternando agevolmente intimità e indifferenza, la storia analizza le vicissitudini di singoli nuclei familiari così come la loro interazione con gli altri, enfatizzando i comportamenti che contraddistinguono i personaggi-tipo messi in scena. Il dualismo principale è quello tra genitori e figli, dove i primi hanno sviluppato negli anni un’evidente insoddisfazione e rabbia, captata dai figli silenziosi ma incupiti da questa situazione e consapevolezza. La contrapposizione tra il mondo infantile e quello adulto, fa risaltare la difficoltà nel gestire le diverse situazioni sentimentali degli adulti e invita a estraniarsi dal loro mondo. L’ostentazione, l’invidia e la falsità caratterizzano la maggior parte delle interazioni di quartiere e le riprese accompagnano perfettamente le vicende, variando tra primissimi piani di ghigni e riprese distanti in situazioni difficili, come la straziante scena di una cena di famiglia in giardino, in cui, a causa del quasi soffocamento di uno dei figli, si passa rapidamente dalle lacrime alle urla.
Come Una donna promettente, infatti, il film dei fratelli D’Innocenzo ritrae un contesto indefinito nello spazio e nel tempo, finalizzato a impressionare tramite avvenimenti ingigantiti e inaspettati, ma, nonostante ciò, carichi di realismo dato da figure e immagini credibili e familiari. L’esagerazione nella scrittura e nella composizione visiva viene utilizzata per accentuare i gesti e le parole dei soggetti, che con il proseguire del racconto diventano sempre più caricature di loro stessi. Il risultato, in entrambi i casi, è un quadro macabro in cui la fiabesca teatralità non soddisfa chi cerca conforto, ma nemmeno chi è alla ricerca di un film drammatico “affidabile”. In molti sono infatti stati colpiti di più dalla qualità di fiaba dei due film, piuttosto che dal realismo esplicito e spietato dei dialoghi e delle immagini, ma per quale motivo? Era forse l’obiettivo dei registi, uno stratagemma per alleggerire le vicende? È più convincente pensare che entrambi i film abbiano adottato lo stesso registro per raccontare le proprie storie, ossia la rappresentazione iperrealistica. L’iperrealismo nasce in pittura e scultura sotto forte influenza delle colorate e intense immagini pubblicitarie, con lo scopo ossessivo di rappresentare scrupolosamente la realtà. Il metodo più adatto a raggiungere tale scopo è l’utilizzo di sguardi straordinariamente ravvicinati che possano cogliere ogni minimo dettaglio e che di conseguenza finiscono per deformare ciò che nel nostro immaginario è una rappresentazione realistica di un oggetto. Allo stesso modo, Una donna promettente e Favolacce sfruttano la sceneggiatura e la fotografia per raccontare delle fiabe estremamente reali in cui il lieto fine non è contemplato.